14 Marzo 2022
La guerra, una parola che le nostre generazioni non hanno mai sentito così vicina come in questi giorni.
Siamo sgomenti e impauriti di fronte a lei, ci sembra di precipitare ancora una volta in quel baratro di ansia e d’incertezza sul futuro … come con la pandemia, ci si sente stretti in un presente instabile e ci pervade un senso di precarietà soffocante.
Seguiamo le notizie in cerca di una luce, di una speranza, di una spiegazione, … che non c’è!
I fiori sono il simbolo della negazione della guerra e tra le tante notizie anche loro trovano spazio.
Dal girasole, il fiore nazionale dell’Ucraina, diventato un simbolo di resistenza, unità e speranza, indossato anche dalla Firts Lady USA Jill Biden.
Alle tante raccolte di fondi per l’Ucraina, promosse ovunque nel mondo, distribuendo fiori a Tulcea in Romania, la cittadina dove stanno arrivando profughi da tutta l’Ucraina, i poliziotti di frontiera hanno accolto le donne ucraine in fuga, omaggiando tulipani e rose bianche.
E’ un gesto di benvenuto e di accoglienza, semplice e delicato, quello di regalare un fiore, ma che ha restituito un sorriso e un po’ di serenità.
Nelle città del Est Europa , quasi in ogni via si possono trovare negozi o ambulanti che vendono fiori, che vengono acquistati come gesto quotidiano, per se stessi, per la propria casa e i propri cari.
Riporta per un attimo alla vita normale e ai momenti felici, che diamo troppo spesso per scontati.
“Dalle ceneri nascerà un fiore. Sarà erede del passato. Ma avrà il coraggio di sbocciare ancora e ancora e ancora”
Dio si stanca dei grandi regni, ma non dei piccoli fiori.
(Rabindranath Tagore)
Elisabetta